Questo blog è stato un progetto a cura di Fabio Milocco, da molti anni ormai il blog non è più aggiornato anche se liberamente consultabile.
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sabato 25 maggio 2013

Il beato don Pino Puglisi e la vera sequela di Cristo

Sabato 25 maggio 2013, mentre il “prete anti-mafia” don Luigi Ciotti si esibiva a Genova nel corso della tristissima “assise” (chiamiamola così, va là…) che tutti sappiamo, dall’altra parte d’Italia, a Palermo, veniva celebrata la Santa Messa di beatificazione di Padre Giuseppe “Pino” Puglisi, martire cristiano ucciso il 15 settembre 1993 in odium fidei da sicari mafiosi. E mai coincidenza fu più significativa, mai contrasto fu più evidente.

lunedì 15 aprile 2013

La fede, senza le opere, muore – L’impegno dell’essere catechista


Sei stato battezzato? Si? Allora potresti essere un testimone della gioia! Forse qualcuno si sta chiedendo: “E quand’è che lo sarei diventato??”. Oltre a liberarci dal peccato e a farci entrare nella comunità cristiana, siamo chiamati a testimoniare il Vangelo della gioia! Ognuno attraverso il suo carisma e vocazione. Ce lo ricorda anche il Papa quando dice “Siate missionari della gioia”.
San Giovanni Bosco diceva che “il demonio ha paura della gente allegra”. Perfino il protagonista di “Into the wild” alla fine, e solo alla fine, capisce che “la felicità non è autentica se è condivisa”.

martedì 19 marzo 2013

San Giuseppe - Festa del papà!

Oggi è la festa più politicamente scorretta dell'anno. È la festa di san Giuseppe, padre di Gesù, sposo di Maria.

È una festa politicamente scorretta perché celebra un padre proprio quando si è finalmente realizzata la «società senza padri» di sessantottina memoria; quando per allevare i figli serve il posto fisso, ma non il papà fisso; quando vanno bene anche due mamme e anzi, i figli sono più felici; quando il welfare ha ormai reso inutile la presenza del padre in casa; quando le mamme restano incinte senza conoscere uomo (e senza alcun intervento divino di sorta).

sabato 12 gennaio 2013

Lo studio: mi piace, è utile o ... ?

Se la materia in questione non è "bella o mi piace" o "utile" non resta che studiarla per forza, e su questo mi pare che ne siamo convinti. Talmente convinti che non ci proviamo neanche a pensare a un lieto fine, ed proprio il caso di dirlo.
È possibile dare un senso nuovo a questa "pratica" così odiata dalla maggioranza degli studenti (e non solo)?
Le risposte di senso che ci vengono date, volendo sintetizzare, sono legate a una concezione economica di produttività lavorativa e a una sorta di gratificazione personale, di qualcosa che fa bene a me (es. la matematica che ti allena il cervello). Quindi: materia "utile" (ti servirà per il futuro) e materia che "mi piace" (gusto personale).
Ah, quasi dimenticavo: provate a chiedere a uno studente/essa cosa si ricorda dopo neanche un mese giorno dall'esame di maturità! Quindi anche la motivazione "studio per il lavoro" non regge molto..
Possibile non ci sia un diverso modo di vedere, e vivere, lo studio? Certo che c'è! Non ho la pretesa di essere esauriente ma semplicemente di offrire qualche spunto.