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sabato 30 gennaio 2010

Giovani: senza valori?

È proprio vero che i giovani negano ogni valore? È vero che sono nichilisti? Conviene, con i giovani, non essere mai troppo sicuri nei giudizi. L’arcipelago dei giovani non è omogeneo, troppo spesso i giudizi su di loro sono affrettati e non corrispondono a verità.
Eppure li vediamo anche isolati, rinchiusi nel loro narcisismo, con poca voglia di combattere, spesso in preda a molte dipendenze come la droga, l'alcolismo, il disimpegno anarcoide. Generalmente non vogliono sentire parlare molto di Chiesa, di religioni, tanto meno di politica. Preferiscono di gran lunga la musica, lo sport, le nuove tecnologie informatiche, la compagnia dei pari, il sesso. Amano viaggiare, cimentarsi in sport estremi...

I GIOVANI SPECCHIO DELLA SOCIETÀ
Lamentarsi dei giovani di oggi è quasi una moda. Pensiamo tuttavia che sia eccessivi entusiasmi sia giustificazioni semplicistiche non abbiano molto senso. I giovani di oggi sono espressione, anzi specchio, della società che abitiamo. Siamo fortemente concentrati sul lavoro – in genere entrambi i genitori – sul profitto, sul benessere a tutti i costi; siamo fortemente stressati da una continua ricerca di cose (quelle che “tutti hanno” o dovrebbero avere), con una forte connotazione individualistica e privatistica. I valori morali, la fede, le religioni hanno molto spesso un posto secondario, quando addirittura non assente: i valori li stabiliamo noi, la Chiesa – si dice – farebbe bene a rimanere nella sfera propria interna (interna alle proprie chiese, s’intende) e non intervenire nelle cose pubbliche, ed è bene che taccia anche su temi che riguardano i valori morali, la famiglia, la solidarietà.

La famiglia, poi, certamente esiste (anche se aumentano molto i single e le famiglie di fatto), ma che tipo di famiglia è? Frequentemente è poco proiettata sui valori propri di un nucleo familiare, sul bene da costruire insieme, anche se il senso di appartenenza è molto forte. Aumentano i matrimoni civili, l'età in cui si “convola a nozze”, come anche le cosiddette “nuove” famiglie e i divorzi. Il numero dei figli è notevolmente ridotto, con bambini super protetti e super coccolati, qua e là anche viziati; il tempo dedicato all'educazione dei figli è ridotto e troppo spesso demandato ad altri. E allora, nei giovani si manifesta la problematicità e complessità delle nostre società, come anche della famiglia. La scuola e le altre comunità formative s’impegnano per i giovani e cercano di dare del loro meglio. Non sempre però i risultati corrispondono alle attese.

EPPURE SONO CAPACI DI GRANDI VALORI
Ci sono, sì, forti segnali di pessimismo attorno ai giovani e alla loro capacità di scoprire grandi valori e donarsi a grandi ideali. Recentemente il filosofo Umberto Galimberti ha affermato dei giovani: “Interrogati non sanno descrivere il loro malessere perché hanno ormai raggiunto quell’analfabetismo emotivo che non consente di riconoscere i propri sentimenti e soprattutto di chiamarli per nome. E del resto che nome dare a quel nulla che li pervade e che li affoga? Nel deserto della comunicazione, dove la famiglia non desta più alcun richiamo e la scuola non suscita alcun interesse, tutte le parole che invitano all’impegno e allo sguardo volto al futuro affondano in quell’inarticolato all’altezza del quale c’è solo il grido, che talvolta spezza la corazza opaca e spessa del silenzio che, massiccio, avvolge la solitudine della loro segreta depressione come stato d’animo senza tempo, governato da quell’ospite inquietante che Nietzsche chiama 'nichilismo'. E perciò le parole che alla speranza alludono, le parole di tutti più o meno sincere, le parole che insistono, le parole che promettono, le parole che vogliono lenire la loro segreta sofferenza languono intorno a loro come rumore insensato” (L'ospite inquietante. I giovani e il nichilismo, Introduzione).

Eppure i giovani danno anche grandi segnali di speranza a una società appesantita e concentrata su cose effimere. Ricercano la verità più profonda quando sognano giustizia, solidarietà, pace, coerenza. Quindi esprimono una ricerca della verità e non solo nichilismo. I giovani sono capaci di grandi valori, aspettano soltanto i loro animatori, chi possa incontrarli lì dove sono e segni il cammino da percorrere, gli ideali da seguire, le modalità per affrontare la prova e scoprire il senso del sacrificio. I giovani nell'incontrare Giovanni Paolo II sono stati conquistati dalla sua autenticità e dalla forza morale nell'indicare i valori da seguire, anche controcorrente; l’hanno seguito fino alla fine, lo hanno amato perché si sono sentiti da lui amati.

RITORNIAMO AI GIOVANI
Le domande che vengono dalla vita dei giovani di oggi, la loro situazione complessa e i loro bisogni profondi fanno appello alla nostra capacità educativa, al tempo che loro dedichiamo, al nostro senso di responsabilità per le future generazioni. Occorre ritornare ai giovani, progettare per loro e con loro, sognare con loro il futuro, sperare insieme a loro. I giovani non hanno bisogno di pessimisti attorno, ma di chi soffia sulle loro ali e spinge la loro libertà lì dove l'etica che la costituisce li libera dentro con la sua verità. I giovani cercano l'infinito, anche quando danno segni di attaccamento ai surrogati; cercano nuove frontiere e nuovi orizzonti da esplorare, per abitare il mondo dell'Infinito e del senso e disertare la casualità della presunta innocenza del niente.

CONCLUSIONI
I giovani di oggi non costituiscono un agglomerato omogeneo, al contrario rappresentano meglio di altri lo specchio della società. Se in loro c'è qualcosa che non va, e dall'articolo credo si capisca bene, allora vuol dire che è nella società costruita dagli adulti c'è qualcosa che non va. E il problema è molto più radicato e profondo di quanto possa sembrare e va affrontato un pezzo alla volta. L'emergenza educativa non è un problema inventato dalla Chiesa, è qualcosa di cui tutti ce ne possiamo accorgere se apriamo gli occhi. Quindi, forse (ma forse eh!), questo tipo di società, di modo di vita non funziona. Forse la strada per arrivare alla felicità sono altre, non certo quella del consumismo per esempio.
Ultima cosa che vorrei dire ai genitori: educate i vostri figli, e prima di questo imparate ad educare! Sembra una stupidaggine ma tantissimi genitori che sono convinti di fare il meglio per i loro figli in realtà stanno crescendo persone incapaci di vivere la propria vita un domani.
"Ritorniamo ai giovani: sono loro il futuro!"


Fonti Usate:
Bollettino Salesiano

2 commenti:

  1. è nella società costruita dagli adulti c'è qualcosa che non va.

    Hai detto bene. Fabio.
    Diversi anni fa, quando ero giovane anch'io e mi interessavo dei giovani e stavo con loro, facendo una ricerca sulla gioventù, mi stupii tanto leggendo Cicerone che in quei tempi gli adulti si lamentavano dei giovani. Come allora ancora oggi il conflitto tra geneazioni sussiste. E non riusciamo a capire, noi adulti, affossati come siamo nel nostro fare e nel nostro essere, incapaci di guardare al loro futuro, preoccupati del nostro che vogliamo imporre a coloro che ci sostituiranno.
    E'una emergenza e lo sarà per la società e per la Chiesa. Per la Chiesa soprattutto che con il suo messaggio evangelico dovrà fare miracoli, rimboccandosi le maniche e anche le tonache, attenta a quei segni dei tempi che tanto annuncia e mai si ferma ad osservare, giudicare e intervenire per farli propri e santificarli. Una pastorale a tutto campo nelle parrocchie, piccole chiese, dove l'umano è più visibile e più facile da avvicinare,comprendere, trasformare, e coinvolgerlo.Incominciando dalle famiglie, perchè in esse vedo il problema maggiore, prese come sono per dare ai figli il meglio, tutto quello che loro non hanno avuto.
    L'interesse per i giovani dovrà sempre di più coinvolegere il religioso e il politico se vogliamo che il mondo incominci a cambiare veramente, e a noi "matusa" (si diceva così una volta)tocca seminare senza attendere il raccolto: ci vorrà molto tempo!!

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  2. Una cosa che quando la sento mi ribolle il sangue è questa: "la vera donna emancipata è quella che lavora". Secondo me sarebbe proprio ora di tornare a dire: "la vera donna emancipata è quella che si preoccupa dei suoi figli, della loro educazione".

    Cosa è più importante? 800 euro al mese in più o i propri figli? È ovvio che se quei 800 euro servono allora è bene andare a lavorare. Però è necessario un cambio di mentalità: l'andare a lavorare anziché crescere i bambini deve essere una necessità, non motivo di emancipazione!

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