È proprio vero che i giovani negano ogni valore? È vero che sono nichilisti? Conviene, con i giovani, non essere mai troppo sicuri nei giudizi. L’arcipelago dei giovani non è omogeneo, troppo spesso i giudizi su di loro sono affrettati e non corrispondono a verità.
Eppure li vediamo anche isolati, rinchiusi nel loro narcisismo, con poca voglia di combattere, spesso in preda a molte dipendenze come la droga, l'alcolismo, il disimpegno anarcoide. Generalmente non vogliono sentire parlare molto di Chiesa, di religioni, tanto meno di politica. Preferiscono di gran lunga la musica, lo sport, le nuove tecnologie informatiche, la compagnia dei pari, il sesso. Amano viaggiare, cimentarsi in sport estremi...
I GIOVANI SPECCHIO DELLA SOCIETÀ
Lamentarsi dei giovani di oggi è quasi una moda. Pensiamo tuttavia che sia eccessivi entusiasmi sia giustificazioni semplicistiche non abbiano molto senso. I giovani di oggi sono espressione, anzi specchio, della società che abitiamo. Siamo fortemente concentrati sul lavoro – in genere entrambi i genitori – sul profitto, sul benessere a tutti i costi; siamo fortemente stressati da una continua ricerca di cose (quelle che “tutti hanno” o dovrebbero avere), con una forte connotazione individualistica e privatistica. I valori morali, la fede, le religioni hanno molto spesso un posto secondario, quando addirittura non assente: i valori li stabiliamo noi, la Chiesa – si dice – farebbe bene a rimanere nella sfera propria interna (interna alle proprie chiese, s’intende) e non intervenire nelle cose pubbliche, ed è bene che taccia anche su temi che riguardano i valori morali, la famiglia, la solidarietà.
La famiglia, poi, certamente esiste (anche se aumentano molto i single e le famiglie di fatto), ma che tipo di famiglia è? Frequentemente è poco proiettata sui valori propri di un nucleo familiare, sul bene da costruire insieme, anche se il senso di appartenenza è molto forte. Aumentano i matrimoni civili, l'età in cui si “convola a nozze”, come anche le cosiddette “nuove” famiglie e i divorzi. Il numero dei figli è notevolmente ridotto, con bambini super protetti e super coccolati, qua e là anche viziati; il tempo dedicato all'educazione dei figli è ridotto e troppo spesso demandato ad altri. E allora, nei giovani si manifesta la problematicità e complessità delle nostre società, come anche della famiglia. La scuola e le altre comunità formative s’impegnano per i giovani e cercano di dare del loro meglio. Non sempre però i risultati corrispondono alle attese.
EPPURE SONO CAPACI DI GRANDI VALORI
Ci sono, sì, forti segnali di pessimismo attorno ai giovani e alla loro capacità di scoprire grandi valori e donarsi a grandi ideali. Recentemente il filosofo Umberto Galimberti ha affermato dei giovani: “Interrogati non sanno descrivere il loro malessere perché hanno ormai raggiunto quell’analfabetismo emotivo che non consente di riconoscere i propri sentimenti e soprattutto di chiamarli per nome. E del resto che nome dare a quel nulla che li pervade e che li affoga? Nel deserto della comunicazione, dove la famiglia non desta più alcun richiamo e la scuola non suscita alcun interesse, tutte le parole che invitano all’impegno e allo sguardo volto al futuro affondano in quell’inarticolato all’altezza del quale c’è solo il grido, che talvolta spezza la corazza opaca e spessa del silenzio che, massiccio, avvolge la solitudine della loro segreta depressione come stato d’animo senza tempo, governato da quell’ospite inquietante che Nietzsche chiama 'nichilismo'. E perciò le parole che alla speranza alludono, le parole di tutti più o meno sincere, le parole che insistono, le parole che promettono, le parole che vogliono lenire la loro segreta sofferenza languono intorno a loro come rumore insensato” (L'ospite inquietante. I giovani e il nichilismo, Introduzione).
Eppure i giovani danno anche grandi segnali di speranza a una società appesantita e concentrata su cose effimere. Ricercano la verità più profonda quando sognano giustizia, solidarietà, pace, coerenza. Quindi esprimono una ricerca della verità e non solo nichilismo. I giovani sono capaci di grandi valori, aspettano soltanto i loro animatori, chi possa incontrarli lì dove sono e segni il cammino da percorrere, gli ideali da seguire, le modalità per affrontare la prova e scoprire il senso del sacrificio. I giovani nell'incontrare Giovanni Paolo II sono stati conquistati dalla sua autenticità e dalla forza morale nell'indicare i valori da seguire, anche controcorrente; l’hanno seguito fino alla fine, lo hanno amato perché si sono sentiti da lui amati.
RITORNIAMO AI GIOVANI
Le domande che vengono dalla vita dei giovani di oggi, la loro situazione complessa e i loro bisogni profondi fanno appello alla nostra capacità educativa, al tempo che loro dedichiamo, al nostro senso di responsabilità per le future generazioni. Occorre ritornare ai giovani, progettare per loro e con loro, sognare con loro il futuro, sperare insieme a loro. I giovani non hanno bisogno di pessimisti attorno, ma di chi soffia sulle loro ali e spinge la loro libertà lì dove l'etica che la costituisce li libera dentro con la sua verità. I giovani cercano l'infinito, anche quando danno segni di attaccamento ai surrogati; cercano nuove frontiere e nuovi orizzonti da esplorare, per abitare il mondo dell'Infinito e del senso e disertare la casualità della presunta innocenza del niente.
CONCLUSIONI
I giovani di oggi non costituiscono un agglomerato omogeneo, al contrario rappresentano meglio di altri lo specchio della società. Se in loro c'è qualcosa che non va, e dall'articolo credo si capisca bene, allora vuol dire che è nella società costruita dagli adulti c'è qualcosa che non va. E il problema è molto più radicato e profondo di quanto possa sembrare e va affrontato un pezzo alla volta. L'emergenza educativa non è un problema inventato dalla Chiesa, è qualcosa di cui tutti ce ne possiamo accorgere se apriamo gli occhi. Quindi, forse (ma forse eh!), questo tipo di società, di modo di vita non funziona. Forse la strada per arrivare alla felicità sono altre, non certo quella del consumismo per esempio.
Ultima cosa che vorrei dire ai genitori: educate i vostri figli, e prima di questo imparate ad educare! Sembra una stupidaggine ma tantissimi genitori che sono convinti di fare il meglio per i loro figli in realtà stanno crescendo persone incapaci di vivere la propria vita un domani.
"Ritorniamo ai giovani: sono loro il futuro!"
Fonti Usate:
Bollettino Salesiano
Domande, risposte, curiosità e articoli di tema religioso. Discutiamo di temi importanti che ci riguardano.
Questo blog è stato un progetto a cura di Fabio Milocco, da molti anni ormai il blog non è più aggiornato anche se liberamente consultabile.
Le opinioni espresse negli articoli rispecchiano quanto l'autore ha pensato in quel tempo, non è detto che rispecchino l'attuale idea sulle cose. Grazie della comprensione.
Cerca solo in siti cattolici o sul web! (suggerimenti ben accolti!)
sabato 30 gennaio 2010
venerdì 22 gennaio 2010
Eucarestia quotidiana? Si, grazie!
Prima non avrei mai accettato una proposta simile, ma del resto alle volte le cose cascano proprio a pennello, quando sei pronto, o perlomeno abbastanza pronto ad accoglierle. Frutto della Provvidenza, di un Disegno più grande? Credo di sì. Sto parlando dell’Eucarestia quotidiana, alla quale mi sto impegnando a partecipare da qualche mese.
Non dico che sia facile, anzi! È difficile la costanza e soprattutto è difficile alzarsi presto al mattino. È un grande sacrificio, ma come mi disse un grande sacerdote salesiano, “superare la pigrizia significa non darla vinta al diavolo”, eh, già, perché è lui che ti tira indietro, che ti fa rimanere a letto e trovare ogni buona scusa per non andare!
Mi fece grande impressione quando a Medjugorie constatai che il diavolo “si faceva sentire”, attraverso gli indemoniati lì presenti, soprattutto durante il momento della consacrazione o durante l’adorazione eucaristica. Gli urta che Gesù “abbia la meglio”!
Allo stesso modo trovo significativo che tutti i Santi insistano sull’importanza dell’Eucarestia quotidiana, insieme alla Confessione e alla devozione verso Maria Santissima.
In particolare vorrei ricordare l’esperienza di Alexandrina Maria da Costa, apostola dell’Eucarestia, beatificata da Giovanni Paolo II° il 25 aprile 2004, che visse in digiuno totale, cibandosi di sola Eucarestia per ben 13 anni, fino alla morte.
Questa Cooperatrice salesiana rifulge tra i santi «che nell’Eucaristia hanno trovato l’alimento per il loro cammino di perfezione. Quante volte essi hanno versato lacrime di commozione nell’esperienza di così grande mistero ed hanno vissuto indicibili ore di gioia “sponsale” davanti al Sacramento dell’altare!» (Mane nobiscum 13).
Tutto questo deve aiutarci a sentire che è Lui la forza, il sostegno e il centro delle nostre vite.
”Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane unito a me e io a lui” (Gv 6,56).
Quale gioia poter rafforzare ogni giorno questa unione!
E non si tratta solo di parole astratte, lontane, perché Cristo si fa uomo, si fa pane… niente di più concreto, di più tangibile, di più quotidiano, di più vicino a noi. E noi ne possiamo fare esperienza se ci fidiamo e impariamo ad amare e a lasciarci amare da un Dio che dà tutta la sua vita per noi.
Dopo questa straordinaria scoperta saremo noi, a nostra volta, chiamati all’offerta della vita quotidiana, di tutte le azioni, le preghiere, i pensieri, le sofferenze, le gioie, le parole della giornata, per portare a chi incontriamo un po’ di quella Luce che riceviamo nell’Eucarestia.
Non dico che sia facile, anzi! È difficile la costanza e soprattutto è difficile alzarsi presto al mattino. È un grande sacrificio, ma come mi disse un grande sacerdote salesiano, “superare la pigrizia significa non darla vinta al diavolo”, eh, già, perché è lui che ti tira indietro, che ti fa rimanere a letto e trovare ogni buona scusa per non andare!
Mi fece grande impressione quando a Medjugorie constatai che il diavolo “si faceva sentire”, attraverso gli indemoniati lì presenti, soprattutto durante il momento della consacrazione o durante l’adorazione eucaristica. Gli urta che Gesù “abbia la meglio”!
Allo stesso modo trovo significativo che tutti i Santi insistano sull’importanza dell’Eucarestia quotidiana, insieme alla Confessione e alla devozione verso Maria Santissima.
In particolare vorrei ricordare l’esperienza di Alexandrina Maria da Costa, apostola dell’Eucarestia, beatificata da Giovanni Paolo II° il 25 aprile 2004, che visse in digiuno totale, cibandosi di sola Eucarestia per ben 13 anni, fino alla morte.
Questa Cooperatrice salesiana rifulge tra i santi «che nell’Eucaristia hanno trovato l’alimento per il loro cammino di perfezione. Quante volte essi hanno versato lacrime di commozione nell’esperienza di così grande mistero ed hanno vissuto indicibili ore di gioia “sponsale” davanti al Sacramento dell’altare!» (Mane nobiscum 13).
Tutto questo deve aiutarci a sentire che è Lui la forza, il sostegno e il centro delle nostre vite.
”Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane unito a me e io a lui” (Gv 6,56).
Quale gioia poter rafforzare ogni giorno questa unione!
E non si tratta solo di parole astratte, lontane, perché Cristo si fa uomo, si fa pane… niente di più concreto, di più tangibile, di più quotidiano, di più vicino a noi. E noi ne possiamo fare esperienza se ci fidiamo e impariamo ad amare e a lasciarci amare da un Dio che dà tutta la sua vita per noi.
Dopo questa straordinaria scoperta saremo noi, a nostra volta, chiamati all’offerta della vita quotidiana, di tutte le azioni, le preghiere, i pensieri, le sofferenze, le gioie, le parole della giornata, per portare a chi incontriamo un po’ di quella Luce che riceviamo nell’Eucarestia.
Sonia Buchini
giovedì 7 gennaio 2010
Lettera da Dio
da tutta l'eternitàFiglio mio
È da molto tempo che desidero dirti qualcosa. Oggi voglio ricordarti che ti amo. Il mio amore per te è fermo e stabile. È impossibile smettere di amarti. Se anche i monti si spostassero e le colline vacillassero, l'amore che ho per te non si allontanerebbe mai da te. lo non posso smettere di amarti per nessun motivo, io sono fedele alla mia promessa e compio la mia Parola. 'Ti tengo tatuato nel palmo della mano.
Quando ti senti debole o malato, tu hai un padre che ti protegge. La mia mano è sopra di te e si prende cura della tua vita. Sei speciale per me. Se qualcuno ti attacca e cerca di danneggiarti, io prendo la tua causa nelle mie mani.
Figlio mio, ti amo incondizionatamente. Non importa quello che sei o non sei, ti amo. Così come è la tenerezza di una madre per i suoi figli, così sono io con te. Il mio amore non dipende da te, ma da me. Può forse una madre dimenticarsi del figlio del suo grembo? Anche se ella si dimenticasse, io non mi dimenticherò. 'Ti amo come sei. lo ti ho formato così quando ti ho creato.
Io ti amo, sia giovane o anziano, operaio o capo, sia che tu ti senta bello o brutto. Mi piace il colore della tua pelle. Così ti amo. Non ti amo per le tue qualità, neppure i tuoi difetti impediscono che ti continui ad amare. Il tuo peccato non mi impedisce di amarti. Io lavo le tue ferite. Soffro la tua solitudine. Quando hai problemi, io sono con te. Quando dormi, io veglio il tuo sonno. Quando cammini, io vado con te. Quando piangi, io sono il tuo consolatore. Quando ti senti solo, io sono la tua compagnia. Confidami le tue preoccupazioni. lo mi occupo di esse. Io rispondo per te.
Davanti ai tuoi nemici, sono il tuo scudo .. Conta su di me incondizionatamente, perché non tu hai scelto me, ma io ho scelto te. Io ti ho cercato come il pastore cerca la pecora perduta. Io non sono venuto a salvare i buoni, ma coloro che hanno bisogno del mio amore.
Voglio che tu sappia che ho un piano meraviglioso per te. L'amore che ho per te, non ti costa nulla. L'unica cosa che oggi ti chiedo, è che ti lasci amare. Lasciati amare, solo lasciati amare.
Ti amo
Tuo Papà Dio
Commento:
Ci tengo ad aggiungere solo una cosa, una piccola speranza per chi pensa che sia solo un mucchio di stupidaggini messe assieme: lasciatevi amare. L'amore vero è quello che ci insegna Gesù, non quello che ci insegna il mondo (per esempio quello di Maria de Filippi).
Ci tengo ad aggiungere solo una cosa, una piccola speranza per chi pensa che sia solo un mucchio di stupidaggini messe assieme: lasciatevi amare. L'amore vero è quello che ci insegna Gesù, non quello che ci insegna il mondo (per esempio quello di Maria de Filippi).
Sono in fase di ideazione articoli sull'amore per cercare di conoscere e vivere meglio questo sentimento.
giovedì 24 dicembre 2009
Auguri di Santo Natale e arrivederci al 2010
Salve a tutti,
ormai è giunto il tempo del Natale (e come non accorgersene: la pubblicità inizia a martellare già metà novembre!).Questo periodo di "baci&abbracci" sarà forse un po' diverso rispetto agli anni scorsi. Sia per la crisi sia perché in fondo ogni anno è diverso!
C'è chi starà a casa fino al 6 gennaio e chi si farà si e no tre giorni di vacanza.
C'è chi parte e chi invece resterà a casa.
C'è chi passerà un felice periodo natalizio e chi dovrà cercare di risolvere problemi personali.
C'è chi lo passerà con le persone a lui care e chi si accontenterà di quello che decidono altri.
Ecc. ecc. ecc.
In ogni caso vi auguro ogni bene e un pizzico di fortuna per i vostri progetti. A tutti auguro di cuore un felice Natale e un prosperoso anno nuovo. Al 2010 !!
Qualche bella frase di auguri che vorrei condividere con voi tutti:
Per persone che incontriamo occasionalmente
- In questo momento così intimo e speciale, vi giungano i nostri auguri più fervidi
- Che la notte di Natale brilli per voi di luce, di grazia e di amore
- Liete festività e auguri sentiti di gioia e di pace
- A ... con gli auguri di sognare sempre giorni felici
- Che Lei possa vivere un Santo Natale sereno tra i suoi affetti più cari
- Con gli auguri di tenere sempre accesa la fiaccola della fede
- Averti è la più bella delle cose e finché tu sarai con noi, ogni Santo Natale sarà sempre più bello
- Natale... C'è la stella cometa, ci sono i regali, ci sono però anche i dispiaceri... Ma forse la vita è anche questa: capacità di superarli. Buon Natale.
- Un bacio sotto l'albero... Noi insieme. Noi sempre.
- Un mondo di auguri... i più veri, i più sinceri, i più luminosi.
- Tutte le stelle del cielo brillino sempre per voi come nella notte di Natale
Una della canzoni di Natale che preferisco con relativo video:
http://www.natalecapodanno.info/natale/happy-xmas-war-is-over-testo-e-traduzione/
sabato 19 dicembre 2009
Il Cristiano, la politca, le ideologie - Octogesima Adveniens
ATTENZIONE: ARTICOLO LIVELLO AVANZATO
Quale deve essere l'atteggiamento del cristiano di fronte ai modelli di società, le loro ideologie ispiratrici e la politica in generale? Ecco la domanda centrale di tutta l'Octogesima Adveniens. L'enciclica sociale di Paolo VI del 1971.
Piccola info: cos'è un'enciclica?
L'enciclica è una lettera pastorale del Papa della Chiesa cattolica su materie dottrinali, morali o sociali, indirizzata ai vescovi della Chiesa stessa, e, attraverso di loro, a tutti i fedeli. Perché attraverso di loro? Perché ci vuole molto molto tempo e studio per capire appieno il contenuto di testi di questa portata.
Difatti in questo articolo non viene usata neanche la metà delle cose scritte nell'enciclica in questione.
Vita politica attiva
Paolo VI inizia sottolineando l'obbligo per il cristiano di partecipare attivamente alla ricerca, all'organizzazione e alla vita della società politica. In modo responsabile e informato aggiungerei. Ma quale criterio usare per giudicare il valore delle ideologie? Di base il cristiano che vuole vivere la sua fede in un'azione politica, non può, senza contraddirsi, dare la propria adesione a sistemi ideologici che si oppongano radicalmente o su punti essenziali alla sua fede e alla sua concezione dell'uomo.
Ideologie e movimenti
Ma vediamo cosa dice riguardo ai movimenti storici che derivano dalle diverse ideologie. A questo proposito Paolo VI si rifà alla Pacem in terris di Giovanni XXIII, in cui viene fatta una distinzione tra "false dottrine filosofiche sulla natura, l'origine e il destino dell'uomo" e "i movimenti storici con finalità economiche, sociali, culturali e politiche". Questo perché le dottrine una volta elaborate e definite rimangono sempre le stesse. I movimenti invece non possono non subire gli influssi della situzione storica a cui appartengono, di conseguenza sono portati a mutamenti anche profondi.
Liberalismo e socialismo
Paolo VI ribadisce il NO di tutte le encicliche precedenti all'ideologia marxista e liberale: il cristiano non potrà aderire "né all'ideologia marxista, al suo materialismo ateo, alla sua dialettica di violenza; né a quell'ideologia liberale che ritiene di esaltare la libertà individuale sottraendola a ogni limite". La fede cristiana si pone quindi al di sopra e talvolta all'opposto delle ideologie.
Viene passata alla lente d'ingrandimento anche la rinnovata ideologia liberale. Essa è un'affermazione erronea dell'autonomia dell'individuo nella sua attività, nelle sue motivazioni, nell'esercizio della sua libertà.
Il cristiano dovrà molto attentamente impegnarsi in un opera di discernimento. Attingendo alle sorgenti della sua fede e agli insegnamenti della Chiesa, per evitare di lasciarsi sedurre e rinchiudere in un sistema i cui limiti e il cui totalitarismo rischiano di apparirgli troppo tardi se non li ravvisa nelle radici.
Particolare interesse riveste quel che l'Octogesima dice sulle correnti socialiste. Si sottolinea innanzitutto l'ambiguità del termine: secondo diversi continenti e culture esso assume forme diverse sotto uno stesso vocabolo. Non v'è dubbio che in molti casi il socialismo è stato e resta ispirato da ideologie incompatibili con la fede. Chiaro riferimento alle posizioni marx-leniniste. E cosa dire allora delle varie forme di socialismo democratico che rifiutano il marxismo delle origini? L'Octogesima distingue fra vari livelli. Una valutazione prudente del diverso legame concreto che, secondo le circostanze di tempo e di luogo, si riscontra tra ideologia socialista (non accettabile come visione totale e autonoma dell'uomo), concrete realizzazioni storiche del socialismo (soggette a mutamenti profondi, quindi anche accettabili), e la lodevole aspirazione ad una giustizia maggiore, permetterà ai cristiani di precisare il grado di impegno possibile in questa direzione, una volta assicurati i valori sopratutto di libertà, di responsabilità e di apertura spirituale che garantiscono lo sviluppo integrale dell'uomo.
Scriveva padre Sorge su "La Civiltà Cattolica": "È la prima volta che in un documento pontificio si ammette, sia pur con riserva, la possibilità per i cristiani di aderire a determinate correnti politiche del socialismo". Attenzione però, questo non ha nulla a che vedere con l'approvazione del socialismo da parte della Chiesa. Paolo VI insiste sull'originalità e sulla superiorità del pensiero cristiano: "La fede cristiana si pone al di sopra e talvolta all'opposto delle ideologie in quanto riconosce Dio, che interpella a tutti i livelli". Ancora: " Il cristiano affermerà al centro delle sue opzioni l'originalità dell'apporto cristiano a vantaggio dell'intera società".
In poche parole il Papa spinge ripetutamente i cristiani a impegnare la loro fantasia sociale e creatrice in un'opera seria, convinto che nessuna delle ideologie ancora dominanti porti con sé la risposta agli interrogativi dell'uomo.
La politica
La politca è una maniera esigente - ma non è la sola - di vivere l'impegno cristiano al servizio degli altri. Senza certamente risolvere ogni problema, essa si sforza di dare soluzione ai rapporti tra gli uomini. La sua sfera è larga e conglobante, ma non esclusiva. Un atteggiamente invadente, tendente a farne un assoluto, costituirebbe un grave pericolo. Pur riconoscendo l'autonomia della realtà politica, i cristiani, sollecitati a entrare in questo campo d'azione, si sforzeranno di raggiungere una coerenza tra le loro opzioni e il Vangelo.
Conclusioni personali e consigli pratici
Il cristiano, ma come sempre ci si riferisce ad ogni persona, dovrà sempre cercare di staccarsi dal votare un partito per "convizione cieca", e fare in modo invece di essere critico e propositivo in qualunque situazione senza che il coloro del partito lo possa influenzare. Analizzare ogni proposta, situazione ecc. con occhi quanto più oggettivi possibile.
Questo ci permetterà di porci come mediatori in una discussione, senza rinunciare a portare le nostre idee. Mi riallaccio per lo stretto indispensabile all'attuale situazione politica italiana ed ad un problema riconosciuto più o meno da tutti: i livello dello scontro politico sono quanto mai tesi e aspri. Una soluzione per elettori potrebbe essere proprio quanto detto qualche riga qui sopra: distacco emotivo da un partito.In questo modo chi vota un partito diverso dal nostro, chi ha un'idea diversa dalla nostra non lo vedremo più come nemico ma come fonte di confronto. Facciamo che questo sia possibile!
Fonti usate:
Bollettino Salesiano
Quale deve essere l'atteggiamento del cristiano di fronte ai modelli di società, le loro ideologie ispiratrici e la politica in generale? Ecco la domanda centrale di tutta l'Octogesima Adveniens. L'enciclica sociale di Paolo VI del 1971.
Piccola info: cos'è un'enciclica?
L'enciclica è una lettera pastorale del Papa della Chiesa cattolica su materie dottrinali, morali o sociali, indirizzata ai vescovi della Chiesa stessa, e, attraverso di loro, a tutti i fedeli. Perché attraverso di loro? Perché ci vuole molto molto tempo e studio per capire appieno il contenuto di testi di questa portata.
Difatti in questo articolo non viene usata neanche la metà delle cose scritte nell'enciclica in questione.
Vita politica attiva
Paolo VI inizia sottolineando l'obbligo per il cristiano di partecipare attivamente alla ricerca, all'organizzazione e alla vita della società politica. In modo responsabile e informato aggiungerei. Ma quale criterio usare per giudicare il valore delle ideologie? Di base il cristiano che vuole vivere la sua fede in un'azione politica, non può, senza contraddirsi, dare la propria adesione a sistemi ideologici che si oppongano radicalmente o su punti essenziali alla sua fede e alla sua concezione dell'uomo.
Ideologie e movimenti
Ma vediamo cosa dice riguardo ai movimenti storici che derivano dalle diverse ideologie. A questo proposito Paolo VI si rifà alla Pacem in terris di Giovanni XXIII, in cui viene fatta una distinzione tra "false dottrine filosofiche sulla natura, l'origine e il destino dell'uomo" e "i movimenti storici con finalità economiche, sociali, culturali e politiche". Questo perché le dottrine una volta elaborate e definite rimangono sempre le stesse. I movimenti invece non possono non subire gli influssi della situzione storica a cui appartengono, di conseguenza sono portati a mutamenti anche profondi.
Liberalismo e socialismo
Paolo VI ribadisce il NO di tutte le encicliche precedenti all'ideologia marxista e liberale: il cristiano non potrà aderire "né all'ideologia marxista, al suo materialismo ateo, alla sua dialettica di violenza; né a quell'ideologia liberale che ritiene di esaltare la libertà individuale sottraendola a ogni limite". La fede cristiana si pone quindi al di sopra e talvolta all'opposto delle ideologie.
Viene passata alla lente d'ingrandimento anche la rinnovata ideologia liberale. Essa è un'affermazione erronea dell'autonomia dell'individuo nella sua attività, nelle sue motivazioni, nell'esercizio della sua libertà.
Il cristiano dovrà molto attentamente impegnarsi in un opera di discernimento. Attingendo alle sorgenti della sua fede e agli insegnamenti della Chiesa, per evitare di lasciarsi sedurre e rinchiudere in un sistema i cui limiti e il cui totalitarismo rischiano di apparirgli troppo tardi se non li ravvisa nelle radici.
Particolare interesse riveste quel che l'Octogesima dice sulle correnti socialiste. Si sottolinea innanzitutto l'ambiguità del termine: secondo diversi continenti e culture esso assume forme diverse sotto uno stesso vocabolo. Non v'è dubbio che in molti casi il socialismo è stato e resta ispirato da ideologie incompatibili con la fede. Chiaro riferimento alle posizioni marx-leniniste. E cosa dire allora delle varie forme di socialismo democratico che rifiutano il marxismo delle origini? L'Octogesima distingue fra vari livelli. Una valutazione prudente del diverso legame concreto che, secondo le circostanze di tempo e di luogo, si riscontra tra ideologia socialista (non accettabile come visione totale e autonoma dell'uomo), concrete realizzazioni storiche del socialismo (soggette a mutamenti profondi, quindi anche accettabili), e la lodevole aspirazione ad una giustizia maggiore, permetterà ai cristiani di precisare il grado di impegno possibile in questa direzione, una volta assicurati i valori sopratutto di libertà, di responsabilità e di apertura spirituale che garantiscono lo sviluppo integrale dell'uomo.
Scriveva padre Sorge su "La Civiltà Cattolica": "È la prima volta che in un documento pontificio si ammette, sia pur con riserva, la possibilità per i cristiani di aderire a determinate correnti politiche del socialismo". Attenzione però, questo non ha nulla a che vedere con l'approvazione del socialismo da parte della Chiesa. Paolo VI insiste sull'originalità e sulla superiorità del pensiero cristiano: "La fede cristiana si pone al di sopra e talvolta all'opposto delle ideologie in quanto riconosce Dio, che interpella a tutti i livelli". Ancora: " Il cristiano affermerà al centro delle sue opzioni l'originalità dell'apporto cristiano a vantaggio dell'intera società".
In poche parole il Papa spinge ripetutamente i cristiani a impegnare la loro fantasia sociale e creatrice in un'opera seria, convinto che nessuna delle ideologie ancora dominanti porti con sé la risposta agli interrogativi dell'uomo.
La politica
La politca è una maniera esigente - ma non è la sola - di vivere l'impegno cristiano al servizio degli altri. Senza certamente risolvere ogni problema, essa si sforza di dare soluzione ai rapporti tra gli uomini. La sua sfera è larga e conglobante, ma non esclusiva. Un atteggiamente invadente, tendente a farne un assoluto, costituirebbe un grave pericolo. Pur riconoscendo l'autonomia della realtà politica, i cristiani, sollecitati a entrare in questo campo d'azione, si sforzeranno di raggiungere una coerenza tra le loro opzioni e il Vangelo.
Conclusioni personali e consigli pratici
Il cristiano, ma come sempre ci si riferisce ad ogni persona, dovrà sempre cercare di staccarsi dal votare un partito per "convizione cieca", e fare in modo invece di essere critico e propositivo in qualunque situazione senza che il coloro del partito lo possa influenzare. Analizzare ogni proposta, situazione ecc. con occhi quanto più oggettivi possibile.
Questo ci permetterà di porci come mediatori in una discussione, senza rinunciare a portare le nostre idee. Mi riallaccio per lo stretto indispensabile all'attuale situazione politica italiana ed ad un problema riconosciuto più o meno da tutti: i livello dello scontro politico sono quanto mai tesi e aspri. Una soluzione per elettori potrebbe essere proprio quanto detto qualche riga qui sopra: distacco emotivo da un partito.In questo modo chi vota un partito diverso dal nostro, chi ha un'idea diversa dalla nostra non lo vedremo più come nemico ma come fonte di confronto. Facciamo che questo sia possibile!
Fonti usate:
Bollettino Salesiano
domenica 13 dicembre 2009
Chi trova un amico trova un tesoro
Tutto ciò che posso fare è scrivere, parlarti a cuore aperto e farti abitare nel segreto di una o due parole piccole piccole.
La prima: “a”, come amicizia. Così si esprime un giovane universitario: “Non ho un amico da poter chiamare “amico mio”. Quanti reclamano amicizia e si sentono morire un poco alla volta al gusto della vita.
L’aquilone dice: voglio il cielo.
Il girasole anche: voglio il sole.
La margherita pure: voglio il prato.
A che serve il cielo, il sole, il prato se non ci sei tu?
Chi trova un amico trova un tesoro.
Da piccolo per attraversare la strada davi la mano alla mamma; da grande per confidare le tue ansie cerchi la mano di un amico.
Da piccolo ti perdevi nelle braccia della mamma.
Da grande le tue braccia cercano comprensione e accoglienza.
Da piccolo volevi diventare grande; da grande vuoi ritornare piccolo.
Un’amicizia vera non ha età, abita una sola stagione; quella dei sogni fatti da bambini.
Ognuno di noi alla domanda di amicizia vorrebbe rispondere positivamente.
Mi sento di poterti dire:
“Vorrei essere un’oasi se ti sentissi disperso, assetato, stanco e logoro.
Vorrei essere una casa se non avessi un recapito, un tetto, una accoglienza degna di te.
Vorrei essere una scala se volessi rialzarti di nuovo, guarire da ferite e ricominciare guardando in alto.
Credo nell’amicizia.
Se me la togliessero è come se mi portassero via il sole di giorno e la luna di notte.
Senza amici è vivere al buio, è mosca cieca.
Gli amici sono gli occhi che ti fanno gustare il mare, i monti, il cielo, le stelle, la natura tutta.
La seconda è: “v”, come la vita.
La vita può essere vissuta come calcolo o come dono, come possesso o come gratuità.
Come vivere?
Sorridi, dà luce a chi ti guarda.
Ama, dà calore a chi ti si avvicina.
Parla, dà voce a chi ti ascolta.
Aiuta il tuo sorriso, la tua parola, la tua cordialità a diffondersi intorno a te.
Da un’anima all’anima che ha bisogno di compagnia, di motivazioni, di cambiare vita!
Posso sciogliermi in una confidenza?
Vivo felice perché ho trovato un tesoro: un amico vero.
Questa è l’equazione della mia esperienza. La vita sta all’amicizia come l’amore sta alla gioia.
Carlo Terraneo
Commento
Una lettera davvero commovente, ci vuol far ricordare con forza che senza amici l'uomo si sente solo. Siamo nati per stare insieme! Facciamo che nella nostra incasinatissima vita di ogni giorno riusciamo a trovare tempo per i nostri amici, e non diamo sempre per scontato che siano sempre li. Quando arriviamo al punto di accorgercene solo quando ci mancano è un po' tardi, e pure opportunistico oserei dire!
Vi invito a leggere "L'amicizia attraverso internet" per un approfondimento nel mondo dei social network.
Vi invito a leggere "L'amicizia attraverso internet" per un approfondimento nel mondo dei social network.
Fonti usate:
Bollettino Salesiano
sabato 5 dicembre 2009
Non rassegnamoci a sopravvivere aspettando un miracolo
Ecco, dal BS di ottobre 1909, un brano dell’articolo di fondo che mi è apparso particolarmente interessante, anzi, decisamente attuale. L’esortazione ai cattolici (ma vale per tutti e in ogni ambito) a destarsi “dal loro torpore” è quanto mai vera e può essere ripetuta e gridata oggi. E non solo ai giovani.
Molti son quelli, che, di fronte ai mali che oggidì affliggono la società, sentono una spina dolorosa in cuore, ma, purtroppo, pochi lavorano di proposito per alzare un argine contro l’impetuosa corrente devastatrice; perché i più, anche pii, retti ed esemplari, si limitano a deplorare le rovine che il vizio e la miscredenza vanno continuamente accumulando. Noi non vogliamo far la diagnosi di questo fatto; ma non possiamo fare a meno di osservare, che se molti dei cattolici si destassero dal loro torpore e comprendessero che oggi il loro primo dovere è la franca ed esplicita professione della fede, perché tutti non solo dobbiamo essere, ma dobbiamo pur mostrarci seguaci di Gesù Cristo, con la più generosa cooperazione individuale al trionfo dello spirito del Vangelo in mezzo alla società, più presto spunterebbe il giorno della sospirata restaurazione. È costume della Divina Provvidenza di lasciar libero il campo alle cause seconde e, in via ordinaria, di non intervenire là, dove l’uomo può fare, e deve fare, da sé. Chiunque, infatti, ha fior di senno non può attendere un miracolo quando non occorre; l’agricoltore ad esempio, non aspetta che i suoi granai si riempiano prodigiosamente di frumento, sapendo aver Iddio disposto che i campi biondeggino di messi mercè le sue cure. Or si vorrebbe pretendere che la società divenga cristiana in un ambiente irreligioso qual è quello che la circonda al presente… e non si cura la formazione cristiana della fanciullezza e della gioventù?
Leggendo questo articolo si nota lo stile un po' arcaico della lingua di cent'anni fa! Ma resta ben chiaro lo scopo: realizzare qui in terra la salvezza, intesa come realizzazione della nostra vita seguendo il Vangelo. Molti leggendo questa frase potranno ridere o pensare che sono solo stupidaggini. Ebbene io rispondo loro che la via per la felicità è proprio questa, felicità inesauribile però e non effimera (breve e limitata) come quella a cui possiamo essere abituati il sabato sera (un esempio a caso!).
Impegnarsi in ciò che si crede da soddisfazione e in definitiva ci rende orgogliosi e felici di noi stessi, senza contare il bene che possiamo fare per gli altri. Certo, innanzitutto bisogna mettersi nell'ottica che il mio prossimo è importante altrimenti se pensiamo solo a noi stessi va da se che questo articolo non ci serve a niente.
Per concludere vorrei dare una piccola raccomandazione: non aspettatevi risultati immediati e non abbiate paura dei fallimenti. Ma da questi ultimi cercate sempre di ripartire.
Fonti usate:
Bollettino Salesiano
Molti son quelli, che, di fronte ai mali che oggidì affliggono la società, sentono una spina dolorosa in cuore, ma, purtroppo, pochi lavorano di proposito per alzare un argine contro l’impetuosa corrente devastatrice; perché i più, anche pii, retti ed esemplari, si limitano a deplorare le rovine che il vizio e la miscredenza vanno continuamente accumulando. Noi non vogliamo far la diagnosi di questo fatto; ma non possiamo fare a meno di osservare, che se molti dei cattolici si destassero dal loro torpore e comprendessero che oggi il loro primo dovere è la franca ed esplicita professione della fede, perché tutti non solo dobbiamo essere, ma dobbiamo pur mostrarci seguaci di Gesù Cristo, con la più generosa cooperazione individuale al trionfo dello spirito del Vangelo in mezzo alla società, più presto spunterebbe il giorno della sospirata restaurazione. È costume della Divina Provvidenza di lasciar libero il campo alle cause seconde e, in via ordinaria, di non intervenire là, dove l’uomo può fare, e deve fare, da sé. Chiunque, infatti, ha fior di senno non può attendere un miracolo quando non occorre; l’agricoltore ad esempio, non aspetta che i suoi granai si riempiano prodigiosamente di frumento, sapendo aver Iddio disposto che i campi biondeggino di messi mercè le sue cure. Or si vorrebbe pretendere che la società divenga cristiana in un ambiente irreligioso qual è quello che la circonda al presente… e non si cura la formazione cristiana della fanciullezza e della gioventù?
Leggendo questo articolo si nota lo stile un po' arcaico della lingua di cent'anni fa! Ma resta ben chiaro lo scopo: realizzare qui in terra la salvezza, intesa come realizzazione della nostra vita seguendo il Vangelo. Molti leggendo questa frase potranno ridere o pensare che sono solo stupidaggini. Ebbene io rispondo loro che la via per la felicità è proprio questa, felicità inesauribile però e non effimera (breve e limitata) come quella a cui possiamo essere abituati il sabato sera (un esempio a caso!).
Impegnarsi in ciò che si crede da soddisfazione e in definitiva ci rende orgogliosi e felici di noi stessi, senza contare il bene che possiamo fare per gli altri. Certo, innanzitutto bisogna mettersi nell'ottica che il mio prossimo è importante altrimenti se pensiamo solo a noi stessi va da se che questo articolo non ci serve a niente.
Per concludere vorrei dare una piccola raccomandazione: non aspettatevi risultati immediati e non abbiate paura dei fallimenti. Ma da questi ultimi cercate sempre di ripartire.
Fonti usate:
Bollettino Salesiano
Iscriviti a:
Post (Atom)